Tutte le professioni nel no profit richiedono non solo tecnica, ma soprattutto creatività. Tanta creatività. Una mia collega qualche tempo fa mi ha citato un autore -non ricordo chi- il quale definiva il lavorare nel no profit come il lavorare sull’urgenza. Siamo infatti in un campo dove ci si può preparare ed organizzare al meglio, ma dove saremo comunque sempre sorpresi da una realtà in continua evoluzione, con attori in campo sempre nuovi e dove ogni notizia può ribaltare il quadro nel quale ci muoviamo. Per affrontare l’urgenza abbiamo un’unica possibilità: essere creativi.
Essere creativi non significa essere originali
Spesso si fa confusione tra creatività e originalità. A me è capitato personalmente tantissime volte di abbandonare idee perché a un certo punto mi rendevo conto non essere “originali”. Ripensandoci mi rendo conto di aver perso solamente tantissime possibilità.
Se cerchiamo di essere originali a prescindere, finiremo per iniziare a fuggire dalle influenze esterne. Eppure per essere creativi dobbiamo puntare all’esatto opposto, dobbiamo farci contagiare (operando una selezione di ciò che vogliamo ci contagi, naturalmente). E questo perché, in fin dei conti, nulla è veramente originale. Per fare il figo, cito Dalì:
Chi non vuole imitare niente, non produce niente.
E se lo dice lui! La soluzione è quindi diventare maestri del furto, rubando idee, campagne, grafiche, azioni. Facciamoci influenzare, rubiamo tutto ciò che secondo noi merita e facciamolo nostro. Iniziamo con il replicare per poi trovare un nostro stile.
Attenzione: non preoccupiamoci di trovarlo subito. Quante lettere dell’alfabeto abbiamo copiato alle scuole elementari prima di trovare la nostra calligrafia?
Usiamo il corpo
Quando cercavo di essere creativo, mi fermavo a pensare. Annullavo il mio corpo, la mia pancia, le mie emozioni, concentrandomi unicamente sulla testa, attivando solo la razionalità. Naturalmente non sono mai arrivato da nessuna parte facendo ciò.
Per aiutare la nostra creatività dobbiamo muoverci, usare le mani e il corpo. Ciò che viene dalla testa infatti, spesso non è un gran ché creativamente parlando.
Stesso avviso per il computer. E’ sicuramente utilissimo per il nostro lavoro, non potremmo fare nulla senza il nostro pc, ma come tutto anche lui ha qualche effetto collaterale che tendiamo sempre a sottovalutare: il pc sopprime le idee ancor prima che nascano. Dovremmo usare il desktop solo dopo aver sfruttato tutte le potenzialità del desk. E’ sulla nostra scrivania che nascono le idee, il pc serve solo a finalizzarle.
Rimandare è un bene
Un altro consiglio è quello di avere sempre più progetti tra le mani, in modo da oscillare da uno all’altro. La mia salute mentale, la mia resa sul lavoro, ma soprattutto la mia concentrazione creativa, beneficiano continuamente di quello che gli esperti chiamano il “rinvio produttivo“. Ma non solo: dobbiamo anche reimparare ad annoiarci. Io per tantissimo tempo non riuscivo più ad avere tempi morti nei quali annoiarmi, con la conseguenza che ad un certo punto avevo l’impressione di essere stupido. Sì, non ho sbagliato: mi sentivo proprio stupido, vuoto di idee. Non c’è nulla di meglio della noia e delle risorse limitate con le quali operare per risvegliare la propria creatività.
Per fare una doppia citazione di Austin Kleon, l’autore dal quale ho capito tutto ciò che in questo post sto rimandando a voi:
Nell’attività creativa le limitazioni significano libertà
e
Per pensare dobbiamo pensare meno